Paolo Bellavite: “Vi spiego il mio pensiero sull’obbligo vaccinale”

di Eleonora Francini

Crescono ancora i contagi Covid in Italia dopo il bollettino record di ieri. Oggi sono oltre 36mila, come non succedeva dal 20 novembre scorso, di cui più di 10mila solo in Lombardia. Come spesso accade, tra ipotesi e indiscrezioni, hanno già iniziato a circolare con insistenza le prime anticipazioni sulle misure che potrebbero essere adottate in vista di Natale e, soprattutto, di Capodanno. Si parla di riduzione della validità del Green Pass a 5-6 mesi, ma anche di obbligo vaccinale esteso (dopo sanitari, scuola e forze dell’ordine) a tutti i lavoratori della pubblica amministrazione.

Proprio sul tema dell’obbligo vaccinale, un’ipotesi tornata alla ribalta negli ultimi giorni, è intervenuto così il Professor Paolo Bellavite:

“Il problema, dal punto di vista della Costituzione, non riguarda il beneficio dei vaccini, che è indubbio, e anche qualora si trattasse di un rapporto rischi-benefici molto favorevole, ciò non avrebbe nulla a che fare con la questione dell’obbligo vaccinale, che è trattato apposta dalla nostra Costituzione nell’articolo 32. Nella relazione che accompagna il disegno di legge 2463, c’è scritto che nel nostro ordinamento gli obblighi vaccinali sono legittimi, per cui sarebbe legittima anche la vaccinazione contro il Covid-19.

Tuttavia, mancano dati concreti e scientifici a sostegno di questa opinione. Ci sono due argomenti, pertanto, che devono essere illustrati e dipanati. Il primo è se l’introduzione dell’obbligo è in grado seriamente di tutelare la salute della collettività, e non solo di chi si vaccina. Il secondo riguarda il rispetto della persona umana, nello specifico se questo trattamento obbligatorio non incida negativamente sullo stato di salute di colui che risulta obbligato, e non per delle conseguenze lievi e che appaiono normali, pertanto tollerabili”.

Prosegue: “Per quanto concerne il primo punto, è ormai chiaro, in base ai dati epidemiologici, scientifici e laboratoristici, che questi vaccini non sono in grado di proteggere la collettività perché non interrompono i contagi. Anche se danno una buona protezione rispetto alle malattie più gravi, nei soggetti anziani e più fragili, in realtà sulla media della popolazione non interrompono la trasmissione del virus, se non in minima parte. Anche spostando la vaccinazione al 100% della popolazione, ne avremo sempre e comunque la metà che possono trasmettere l’infezione, ragion per cui si devono prendere altre misure di sicurezza.

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Il tutto è legato ad un motivo tecnico: primo perché i virus si installano nelle vie respiratorie e nessun grado di immunità può eliminarli, poiché non si formano gli anticorpi sulle vie respiratorie. Il secondo è che i vaccini sono diretti solamente verso la proteina spike, che è una sola proteina del virus e che per di più ha questo effetto di mutare facilmente. Per il primo punto, dove si afferma che l’obbligo serve a prevenire il contagio, la relazione di questo decreto fa riferimento ad atti scientifici sbagliati, con la norma che quindi non ha caratteri di scientificità. Per quanto riguarda il secondo punto, invece, ci domandiamo se questo provvedimento possa causare danni in chi è obbligato a vaccinarsi. Ricordo, a tal proposito, le sentenze 258 del ’94 e 307 del ’90, che sostengono che si deve prevedere che il trattamento obbligatorio non incida negativamente sullo stato di salute di colui che è obbligato, salvo per quelle sole conseguenze che appaiono normali e pertanto tollerabili”.

Infine, conclude dicendo: “Per quanto concerne la letalità di questo trattamento, rispetto al numero dei vaccinati, questo aspetto è riportato dalle statistiche internazionali tra il 20 e 22 casi ogni milione di somministrazioni. I dati dell’Aifa sono leggermente meno attendibili e parlano di 7 morti ogni milione di dosi. Nell’ultimo rapporto che fa riferimento al periodo fino a settembre, sono registrati 608 casi mortali, tra cui 16 registrati come sicuramente correlati e ben 133 come incerti (cioè non si è sicuri che la morte sia correlata al vaccino). Questi numeri potrebbero dire poco se non li confrontassimo con un altro tipo di vaccini, tanto per avere un’idea. Le vaccinazioni comuni a cui siamo abituati, come l’anti-influenzale, hanno causato, nel 2019, 4 decessi, di cui nessuno correlato.

Qual è la differenza? I normali vaccini usano degli agenti inattivati, mentre qui stiamo utilizzando un RNA che fa produrre una proteina che è attiva. La proteina della spike non fa altro che ripetere lo stesso gesto che fa la proteina del virus, con la differenza che mentre il virus si può replicare nel corpo la proteina spike si può replicare solo per un po’ di tempo dentro le cellule, ma il meccanismo patogeno è lo stesso. Dunque è possibile, in alcuni soggetti predisposti, che questo effetto del vaccino si sovrapponga al danno del virus, che riguarda anche i vasi, la coagulazione del sangue, le piastrine e perfino il cuore. Queste proteine, inoltre, hanno una somiglianza notevole con molte proteine del corpo, quindi il rischio di autoimmunità, che è sì presente nel Covid, sarà presente anche in colui che ha ricevuto il vaccino. Il rischio di eventi avversi così gravi è enormemente più alto rispetto a qualunque altro vaccino finora conosciuto, dunque il rischio di morte concreta e reale non può essere imposto dal punto di vista costituzionale come un sacrificio del singolo per la comunità, tanto più se questi vaccini non danno neanche il beneficio previsto che sarebbe quello della protezione della collettività”.