Donne e smart working, il convegno a San Giovanni Valdarno

Lo smart working è esploso con la pandemia da Covid e Ires toscana, che il fenomeno lo aveva analizzato all’inizio, è andata a vedere cosa è successo a due anni di distanza.

‘Due anni di smart working L’esperienza delle donne in Toscana’ è il titolo della ricerca curata da Sandra Turchi per Ires Toscana che sarà presentata giovedì 7 aprile dalle 14,30, nella sede universitaria del centro di GeoTecologie.

Cosa è successo nel tempo? Come si è modificato il rapporto con la casa nell’abitudine/possibilità di continuare a lavorare da remoto anche dopo il lockdown?

Durante il convegno che si svolgerà a San Giovanni Valdarno sarà affrontato il delicato e interessante argomento andando a scoprire cosa è emerso dalle interviste a un anno e mezzo di distanza. Una delle risposte? “Si creano dei meccanismi psicologici che ti tengono veramente agganciati al lavoro, alla fine c’è tanto lavoro gratuito e tanto pensiero che ci porta a lavorare di più”.

L’incontro è organizzato dal coordinamento donne Cgil e Spi Toscana Arezzo e Valdarno, Ires Toscana (Istituto di ricerche economiche e sociali) con il comune di San Giovanni Valdarno e si inserisce nell’ambito delle iniziative legate all’8 marzo nel territorio.

 

“La ricerca condotta da Sandra Burchi per Ires Toscana, ‘Due anni di Smart Working. L’esperienza delle donne in Toscana’, ci consente di poter disporre di un quadro conoscitivo importante sulle trasformazioni del lavoro delle donne nei due anni della pandemia”, ha dichiarato Valentina Vadi, sindaco di San Giovanni Valdarno. “Il Covid e l’emergenza sanitaria hanno indotto cambiamenti sociali importanti nelle nostre vite quotidiane e anche l’organizzazione del lavoro, la possibilità  (raramente sperimentata in precedenza) del lavoro a distanza con piattaforme da remoto e con l’ausilio del computer, ne ha risentito profondamente trovando strade non prima toccate. Si sono aperti scenari nuovi, nuove opportunità, con la possibilità anche di una migliore conciliazione, per le donne, dei tempi di lavoro e di cura, tuttavia lo smart working rischia di assumere, se non adeguatamente regolato, le forme di una perenne condizione di lavoro che conosce poche pause e tanto lavoro ‘gratuito’. Ritengo che una riflessione attenta su questa tematica possa indurre una maggiore consapevolezza, per tutte noi, sull’utilità e la funzione di questa nuova forma di lavoro.

Ringrazio la Cgil Toscana e della provincia di Arezzo per l’occasione che ha fornito, ringrazio Dalida Angelini, segretario generale Cgil Toscana, Alessandro Tracchi, segretario generale Cgil Arezzo, il Coordinamento Donne Cgil e SPI Toscana, Arezzo e Valdarno, per aver fortemente voluto questa iniziativa a San Giovanni Valdarno. Ringrazio, soprattutto, Susanna Camusso, attualmente responsabile Cgil Nazionale politiche di genere per la sua presenza a questo convegno che si inserisce nell’ambito delle iniziative legate all’8 di Marzo nel nostro territorio”.