L’enorme problema della denatalità in Italia

    La pandemia che stiamo vivendo ha enormemente amplificato un problema che esiste in Italia da almeno un ventennio e che nessuno ha mai cercato di risolvere.

    I dati relativi alla natalità nel nostro paese nel corrente millennio sono terrificanti. C’è poi stato un ulteriore calo negli ultimi cinque anni fino ad arrivare al dato comunicato dall’ISTAT relativo ai nuovi nati nell’ano 2020. Appena 404.000, che è il dato più basso da quanto esiste una certificazione delle nascite, vale a dire dall’unità d’Italia. Si avete capito bene. Nell’anno appena trascorso si è verificato in Italia il più basso numero di nascite dal 1861.

    Ovviamente l’ultimo anno ha risentito dell’effetto della pandemia, ma il dato va ad incidere solamente nell’ultimo mese del 2020 dal momento che il primo decesso si è registrato nel febbraio 2020. I veri effetti si verificheranno compiutamente solo nell’anno corrente. E’ verosimile immaginare che ci siano stati frequenti rinvii nelle scelte riproduttive per cui, presumibilmente, si scenderà sotto le 400.000 nascite nell’anno 2021.

    A rendere il dato ancora più eclatante è il numero dei decessi nell’anno 2020 che sono stati addirittura (a causa degli oltre 100.000 da coronavirus) oltre 747.000 dato più alto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. In pratica è come se una città grande come Firenze fosse letteralmente “scomparsa” nel giro di un solo anno. Ed è significativo notare come un saldo negativo di oltre 300.000 persone si sia verificato solamente oltre 100 anni fa nell’anno 1918 dove ci furono due aspetti concomitanti, la Prima Guerra Mondiale e la pandemia “spagnola”.

    Sono dati terrificanti e che devono far riflettere molto seriamente i nostri governanti.

    In Italia, purtroppo, la natalità continua a scendere, il tasso di fertilità delle donne è ai minimi storici e la distanza con l’epoca del “baby boom” assume ormai contorni da era geologica.

    Un fenomeno come questo, in costante accelerazione da anni non lo si inverte in una generazione e nemmeno in due o tre. E, al momento, non ci sono segnali che diano un’inversione di tendenza. Saremo sempre di meno e sempre più vecchi.

    Perfino Mario Draghi si è spinto ad affermare che “un Italia senza figli è un ‘Italia che non crede e non progetta, destinata lentamente ad invecchiare e scomparire. La consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna e non è antitetico alla sua emancipazione”.

    Qui non si tratta più ormai di elencare dati e percentuali, siamo in una situazione in cui i residenti nel nostro Paese diminuiscono talmente tanto che neppure i flussi migratori riescono a compensare.

    Invece che concentrarsi negli anni scorsi su vuoti scontri da talk show senza preoccuparsi minimamente quali risposte dare alle famiglie del terzo millennio i nostri politici avrebbero dovuto da tempo affrontare il problema.

    Anche cominciando immediatamente ad operare degli interventi a favore delle famiglie è del tutto evidente che sono necessarie almeno due/tre generazioni per raggiungere obiettivi significativi.

    Per intanto bisogna operare con intelligenza nell’ambito dei flussi migratori verso il bel Paese. Trattenendo in Italia le persone più istruite o in alternativa essendo in grado di formarle ed integrarle nell’ambiente lavorativo e sociale.

    Oltre, naturalmente, a fare di tutto affinché i nostri giovani rimangano in Italia mediante sgravi contributivi alle aziende che li assumono per evitare che altrimenti essi emigrino verso realtà dove hanno maggiori soddisfazioni in termini economici.

    Solo per toccare un aspetto di questo impoverimento demografico andiamo a pensare che senza una forza lavoro che paga i contributi non ci sarà più la possibilità di poter pagare le pensioni a persone che dopo una vita di lavoro hanno diritto ad una serena vecchiaia.

    Senza un’inversione di tendenza il nostro Paese è destinato ad avere un ruolo da comprimario nello scacchiere internazionale e a dover dipendere da altri in tutte le scelte strategiche.

    I governi pertanto dovranno operare immediatamente, mettendo da parte interessi partitici, compiendo uno sforzo enorme per cercare di risolvere questo grossissimo problema. Diversamente, andando avanti come adesso, come se nulla fosse, mettiamo a rischio l’idea stessa di sopravvivenza del nostro popolo.

     

     

    Articolo scritto da Mauro Marino

    esperto in economia