Home Attualità Tamponi sì, tamponi no. Le dichiarazioni di Walter Ricciardi infiammano il dibattito

Tamponi sì, tamponi no. Le dichiarazioni di Walter Ricciardi infiammano il dibattito

di Eleonora Francini 

L’incertezza sta decisamente prendendo il sopravvento. Gli Italiani ormai hanno sempre più paura che le regole cambino continuamente, ma soprattutto sono divorati dall’idea di fare la cosa sbagliata.

Negli ultimi giorni sono finite al centro del dibattitto le dichiarazioni del professor Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute, che, oltre ad aver messo in guardia dal rischio di ripresa dell’epidemia di Coronavirus a gennaio, ha proposto di dare il Green pass soltanto ai vaccinati e ai guariti.

«Se non ampliamo il numero di vaccinati con la prima dose e se non somministriamo rapidamente la terza avremo una risalita forte, più di quella che vediamo ora. Avverrà presumibilmente tra gennaio e febbraio. Di sicuro però la mortalità sarà più ridotta di quella delle prime grandi ondate proprio grazie ai vaccini, che comunque un po’ proteggeranno», ha pronosticato Ricciardi in un’intervista a Repubblica.

Tuttavia, nel colloquio con il Messaggero il professore è apparso ancora più netto sostenendo che, per far fronte al rischio quarta ondata della pandemia, bisognerebbe intervenire sui tamponi, ritenuti “l’anello debole” della campagna di prevenzione perché garantirebbero una copertura parziale. Le sue parole: «Finora i Green pass hanno funzionato, ma sono convinto che, per la stagione invernale che ci costringe più al chiuso e a contatto con gli altri, bisognerebbe rivederne la concessione limitando la libertà solo ai vaccinati e ai guariti dal Covid. Chi non è vaccinato può accedere ad alcuni luoghi o usare alcuni servizi come i trasporti a lunga percorrenza anche mostrando il tampone effettuato 48 ore prima. Sono dell’idea, invece, che il tampone sia il punto debole del sistema. Non assicura la protezione e la non trasmissione del virus, se non al 30%. Ecco perché gli accessi ai luoghi pubblici o a quelli di lavoro andrebbero limitati solo ai vaccinati con Green pass, escludendo la possibilità a chi ha un tampone valido».

Procedendo per gradi, il decreto-legge 21 settembre ha stabilito che, fino al 31 dicembre, chi non può vaccinarsi potrà fare il tampone gratis, mentre per tutti gli altri il costo sarà di 15 euro, che scende a 8 per i minori di 18 anni. Inoltre, il tampone molecolare avrà una durata di 72 ore, gli altri di 48 ore.

Alla luce di ciò, qual è il motivo che giace alla base di questa “nuova” presa di posizione? Le dichiarazioni di Ricciardi hanno fatto emergere retroscena e problematiche senz’altro già ben note al Governo. Infatti, “l’affidabilità” dei tamponi sarà sicuramente un aspetto già preso in considerazione dal Premier Draghi nel momento in cui si è cercato di trovare questa via di mezzo per non imporre l’obbligo vaccinale. Ad oggi, purtroppo, non vi è alcuna certezza su come sia effettivamente possibile abbattere in modo definitivo questo nemico invisibile che, a quanto pare, riesce a colpire perfino le persone vaccinate. L’unico espediente che ci resta, forse, è la prudenza: gli ultimi avvenimenti evidenziano come sia troppo presto per abbassare la guardia e che strumenti come le mascherine o il distanziamento sociale siano ancora fondamentali per arrestare la diffusione del virus.

Le parole del professor Ricciardi possono essere una vera e propria arma a doppio taglio. In un momento già di per sé confusionario, stupisce come un esponente così vicino al Ministro della Salute Speranza intervenga con delle dichiarazioni che, di certo, non contribuiscono a fare chiarezza, aumentando solo sfiducia e allarmismo tra la popolazione. Facendo così, probabilmente, si rischia di esasperare una situazione già intrisa di contraddizioni, conflitti e schieramenti, laddove, invece, sarebbe più opportuno avanzare certe ipotesi o parlare dei suddetti argomenti solo nelle sedi competenti.

Gli Italiani hanno bisogno di certezze, di un Governo che faccia loro da guida con coerenza e lungimiranza. Riempire le loro menti di continui interrogativi forse non è la soluzione migliore per vedere la luce.

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