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La fierezza delle donne ucraine e dei loro figli

di Laura Privileggi

Ucraina: la situazione per i bambini è insostenibile, centinaia di migliaia di donne sono fuggite con i  figli e stanno aspettando di lasciare la loro terra  alla frontiera,  migliaia di bambini  e adolescenti sono intrappolati in un conflitto in cui ora dopo ora tutto diventa più difficile da sopportare.  7,5 milioni di bambini secondo l’ultimo rapporto UNICEF sono in serio pericolo e la vita di molti di loro dipende da noi,  dal nostro aiuto.

INTERVISTA A ELENA

Un aiuto che è stato recepito immediatamente. Il carico di 50 tonnellate di aiuti umanitari partito da Figline,  è arrivato a Leopoli  nell’Ucraina occidentale, poco dopo lo scoppio della guerra,  grazie alla popolazione figlinese – incisana  e a Nadia Skochypets che ha coordinato la spedizione da casa sua, la donna  di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi.

Una settimana fa,  Figline ha accolto molte mamme giovanissime con i loro figli, erano tutte  in cerca di rifugio.  Sono affrante,  hanno la tristezza e la disperazione  negli  occhi ma, mentre parli con loro ti accorgi da come reagiscono,  che sono piene di  determinazione, non è semplice coraggio, no, è forza d’animo,  è una sorprendente  calma, una calma sprigionata dalle parole e dai gesti, sicurezza che trasmettono ai loro figli che,  da quando sono arrivati a Figline, dopo aver trovato ospitalità,  hanno già iniziato a frequentare la scuola, pur non conoscendo la nostra lingua, giocano sereni  e tifano per i nostri  sbandieratori , come  si può vedere dalle foto e dalle bandiere che stringono in mano.  Le donne ucraine sono decise, risolute  combattono senza “abbracciare”  fucili ma tenendo stretti  fra  le braccia i loro figli con fierezza.

“Parliamo ai bambini della pace, da sempre, da prima della guerra.  Cerchiamo di trovare le parole giuste mi  racconta Elena, con il suo italiano incerto. Solo l’amore può dare un senso al mondo.  Sabato scorso, a casa di Nadia e di suo marito,  è stato organizzato il compleanno di  Irina, arrivata in Italia dopo molte ore di viaggio  con la sorella Natalia sordomuta  e  con i loro sei figli. I mariti sono rimasti a Cernivzi,  riserve per l’esecito ucraino, mi spiegano. Elena,  ha una bambina di pochi mesi,  Darina, insieme a lei  ci sono Dimitri, Sofia, Alessandro, Paolo, Nazar, Lilla e Cochi due cagnolini.

Elena alla fine dell’intervista vuole mandare  un messaggio in ucraino ai parenti e amici rimasti in quel luogo di morte, nella sua città:  tenete duro e siate forti dice, mi guarda  con tutta la grinta e la dolcezza che le donne sanno esprimere quando c’è bisogno di farlo in nome della vita.

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