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Casa Masaccio, Centro per l’arte Contemporanea ha il privilegio di presentare la prima personale di Cinzia Ruggeri

…per non restare immobili, prima mostra di Cinzia “senza Cinzia”,  ripristina la destinazione originaria di Casa Masaccio  nella dissolvenza di una fantasia domestica facendo del dispositivo spaziale una sorta di macchina per abitare.

Guidata unicamente dalle emozioni e non dalle necessità, eclettica, audace e visionaria, eccentrica ed effervescente, ma soprattutto rigorosa, sin da sempre Cinzia Ruggeri ha innestato con infaticabile  voracità, arte, design, architettura e moda, facendo esplodere tutte le loro definizioni.

Arredi e ambienti, accessori, abiti come architetture che si indossano ma che soprattutto si abitano, abiti a scale dalle geometrie fluide e abiti ziggurat, la “montagna di Dio” dei Sumeri. Con modulazione lirica ed esistenziale, i suoi oggetti sono impastati di parola, ordinarie cose del quotidiano che, con sottaciuto, ambiguo e sommerso linguaggio, si impongono al di là di ogni abitudine percettiva.

In questa dimora dal trascorso indimenticabile, con passo felpato e irriverente ironia, il mondo di Cinzia Ruggeri si impossessa del silenzio delle stanze e della loro abolita durata, delle categorie timiche come delle tonalità affettive. In una sorta di topofilia, la sua pratica si articola nelle ossa di questa introversa architettura e, tra nenie e ricordi accumulati da generazioni, dimenticanze e passate solitudini, lascia ombre e tracce di un esserci stato.

Ad accogliere il visitatore Il bello delle bandiere è il vento (2018) e l’effige di Scherzi, l’adorato scottish terrier che introduce ai tratti semantici dell’abitare. Nel living, in un dialogo serrato con la natura, troviamo sparse le malinconiche rovine dell’ultimo elefante che, impossibilitato a riprodursi geneticamente, esplode e si perpetua in oggetti d’uso domestico. Sospeso tra l’organico e l’artificiale, Abito Primavera (1980 ca), con il suo verde aprile ferito da un ramo di pesco, cuce il vento alla terra. E ancora, da un tailleur aspro come le pietre dei muretti a secco, sbucano coccodrilli e fiori.

Nella camera del sonno, lusinghe di vestaglia nel caldo abbuiarsi  di una  mezza luna egea * e -“un’ombra su cui puoi riposare”- vegliata  dall’ armadio pensato in quegli anni trascorsi tra i due mari, là dove la terra finisce e improvvisamente incomincia l’acqua.  Ispirato ai colori delle confraternite religiose nelle processioni del Venerdì Santo, il suo cuore trafitto da un pugnale conserva ancora l’odore di salsedine e giardino, mentre le voci della notte sgocciolano risate e parole lasciando penetrare l’alba da altre fessure. Alla “powder room” sono destinate compiacenze d’accappatoio.

Tappezzate di spugne di mare, gemme estive e tempestosa devozione al sole, le misure dell’intimo brillano tra la liquida distesa dell’azzurro indifferente di un introvabile abisso. Nella stanza da pranzo, accanto all’antro della profezia di un camino, alloggia l’Abito Tovaglia (1984) che sibillino allunga il suo candore sino a diventare un’estensione del corpo alla funzionalità.

In alto, lassù, all’ultimo piano, come in una sorta di hangar, la rappresentazione della sequenza iniziale di La Règle du Jeu, film di Jean Renoir del 1939, con il duplice schianto al suolo sia dell’aliante che dell’amore tra André e Christine. L’aviatore e l’amante feriti, intanto… un soffitto di nostalgia / nell’aria esplode e un eco si ode…*. La planata di un amore assente, un volo incompiuto come incompiuta L’Arte della Fuga (1747-1750). Si riverbera l’antico vincolo del giorno e della notte mentre il tema dei contrappunti dell’ ultimo Johann Sebastian Bach intreccia le relazioni umane evocate da O Superman (1981), il primo singolo di Laurie Anderson.

Cinzia Ruggeri ci trasporta in volo in un altrove dove la bellezza è preda di un attimo.
Si prega di suonare il campanello.

“……….di oggetti utili che svolgono perfettamente la loro funzione ne esistono a sufficienza;  quello che io cerco è il comunicare, l’interagire con loro. Per esempio: un bicchiere con una goccia pendente che partecipa tintinnando quando bevi o un’ ombra  sulla quale puoi riposare o una doccia a forma di mano dove l’acqua ti accarezza, così  è per gli abiti. anche loro interagiscono con la persona che li indossa. Come l’applicazione di cristalli liquidi che cambiano colore in base alla temperatura del corpo o abiti con led che puoi accendere quando incontri qualcuno che ti piace…

I miei elementi abbastanza ricorrenti sono le uova, i cani, i nasi dei cani, i maiali, le perle, il vetro, le galline, i camaleonti, i polpi, le razze,i nautilus, i fenicotteri e altri soggetti liberi, e poi il velluto, la georgette di seta, il lino…                                             

mi piacciono i capperi, i carciofi in particolar modo, il balletto triadico di Oscar Schlemmer e gli alianti.

…e da sempre ridere e nuotare.”

(Cinzia Ruggeri, Febbraio 2019)
*da Aristocratica, Matia Bazar, 1984

Cinzia Ruggeri (1942–2019)

Ha studiato all’Accademia di Belle arti di Brera, Milano. Prossimamente: FUORI, Quadriennale d’arte 2020, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2020). Tra il suo repertorio di mostre si menzionano: la règle du jeu?, Galleria Federico Vavassori, Milano (2019); Finché si scherza, Galerie Francesca Pia, Zurigo (2019); Home. A User’s Manual, curato da Fredi Fischli e Niels Olsen con Valentina Enhimb, GTA Exhibitions, ETH Zurigo (2019); déconnexion, Campoli Presti, Parigi (2019); Umbratile con Brio, curato da Mariuccia Casadio, Galleria Federico Vavassori, Milano (2018).

Tra le recenti mostre collettive: We need more than one term for these big things, curata da Melanie Ohnemus, University of Applied Arts, Vienna (2019); The Estate Summer, Kim? The contemporary Art Center, Riga (2019); Lost in the Pool of Shadows, curata da Luca Lo Pinto, Emanuel Layr, Roma (2019); Article 132–75, The Art Side of Kartell, curata da Ferruccio Laviani e Rita Selvaggio, Palazzo Reale, Milano (2019); Tra linquietudine e il martello, Galleria Federico Vavassori, Milano (2018); ITALIANA. LItalia vista dalla moda, 1971–2001, curata da Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi, Palazzo Reale, Milano (2018).

…per non restare immobili è stata possibile grazie ai contributi filologici e iconografici di Aldo Lanzini e al supporto della Galleria Federico Vavassori (Milano). In collaborazione con Kunstverein di Langenhagen (G), dove la mostra sarà presentata in una versione adattata nella primavera 2021.
Progetto realizzato nell’ambito di Toscanaincontemporanea2020 

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