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Béla Tarr, una retrospettiva

Casa Masaccio centro per l’arte contemporanea, in occasione della mostra Melancolia della resistenza: Béla Tarr / Adrian Paci, a cura di Saretto Cincinelli, attualmente in corso fino al 30 giugno 2024, è lieta di presentare Venerdì 10 maggio 2024 dalle ore 16 alle ore 24 (intervallo dalle ore 20.00 alle ore 21.00), presso Palomar Casa della cultura, Piazza della Libertà 15 a San Giovanni Valdarno, nell’ambito della retrospettiva dedicata a Béla Tarr, il film Satantango (Ungheria,1994) (450’).

Un’opportunità unica per approfondire la cinematografia e la ricerca del regista ungherese, indiscussa figura di culto del cinema mondiale.

Tra gli autori più innovativi del cinema il visionario regista ungherese ha conquistato, per il suo stile inconfondibile, l’interesse della critica internazionale (da Susan Sontag a Jacques Rancière).

Il suo itinerario dall’esordio alla fine degli anni Settanta fino al definitivo Il cavallo di Torino, 2011, si presenta come una delle prove più cristalline e radicali che la storia del cinema abbia conosciuto:

una sorta di ascetismo del linguaggio cinematografico raggiunto attraverso la contemplazione, il recupero della dimensione della durata, l’impalpabilità delle strutture drammaturgiche e la relativa contestazione dell’economia narrativa, la riduzione al minimo dell’inquinamento spettacolare. Stimato da registi quali Martin Scorsese e Gus Van Sant, Tarr si è guadagnato la partecipazione a festival internazionali e innumerevoli retrospettive museali: dal MOMA al Centre Pompidou.

Satantango (Sátántangó) è un film del 1994 diretto dal regista ungherese Béla Tarr.

Coprodotto con Svizzera e Germania, anche se girato interamente in Ungheria, il film è in bianco e nero e ha una durata di oltre 7 ore. La storia è basata sul romanzo Sátántangó dello scrittore ungherese László Krasznahorkai, che nel corso degli anni ha fornito al regista Béla Tarr già numerose storie, a partire dal soggetto per il celebre film del 1988 Kárhozat (Perdizione).

Trama

In un desolato villaggio della campagna ungherese, dopo il crollo di una fattoria collettiva, Futaki viene svegliato dopo una notte trascorsa con la signora Schmidt dal cupo suono di campane, benché nei pressi del villaggio non vi siano campanili nelle vicinanze.

Il signor Schmidt rientra in casa, costringendo Futaki a doversi nascondere e fuggire dopo aver passato la notte con la moglie di questi. Mentre è nascosto Futaki origlia e viene a conoscenza del fatto che il signor Schmidt sta tramando con Kráner un piano per rubare il denaro del villaggio, che andrebbe diviso equamente tra tutti i contadini, e fuggire altrove.

Futaki a questo punto rivela a Mr. Schmidt di aver scoperto il suo piano, chiedendo di entrare a far parte di esso. Nella casa di fronte l’intera scena viene osservata da un uomo solitario e dedito agli alcolici conosciuto come “il Dottore”, che appunta gli eventi su un quaderno.

Tuttavia il piano fallisce quando nel villaggio giunge voce che il carismatico e manipolatorio Irimiás, un ex-contadino creduto morto, sta per tornare al villaggio insieme all’amico Petrina, dopo un anno e mezzo di assenza. Nel frattempo Irimías e Petrina siglano un patto con un capitano della polizia della vicina città per spiare e scrivere un rapporto sugli abitanti del villaggio. Successivamente si dirigono al villaggio e vengono accolti dal giovane Sanyi Horgos, con cui si erano accordati, un anno e mezzo prima, affinché Sanyi diffondesse tra gli abitanti del villaggio la notizia della morte di Irimías e Petrina.

Al villaggio, il Dottore scopre di aver finito il brandy. Benché controvoglia, decide di uscire di casa per comprarne di nuovo. Fuori di casa viene travolto da un forte temporale e dalla discesa delle tenebre. Durante il tragitto trova sosta e riparo in un edificio abbandonato, dove si trovano le due sorelle maggiori di Sanyi, prostitute.

Ormai prossimo a raggiungere la locanda del villaggio, viene fermato dalla giovane Estike, sorella minore di Sanyi, una ragazza solitaria, mentalmente disturbata, il cui padre è morto suicida. Estike chiede disperatamente aiuto al dottore.

Il dottore, inizialmente irritato, rifiuta la richiesta di aiuto della giovane, ma poco dopo se ne pente: cerca di raggiungerla per porle le sue scuse, ma la ragazza è ormai sparita. Nel tentativo disperato di inseguirla, il Dottore, trafelato, sviene nel mezzo del bosco. Viene ritrovato e soccorso il mattino seguente da un autista del villaggio, che lo accompagna in ospedale.

Si scopre dunque che il mattino prima che il Dottore uscisse di casa ad acquistare il brandy, Estike era stata ingannata da suo fratello, Sanyi, che l’aveva convinta a piantare dei soldi nel terreno della foresta, persuadendola che da questo sarebbe nato un “albero dei soldi”.

Poco dopo, Estike, fuori di sé, tortura e avvelena il suo gatto, uccidendolo, ritenendolo colpevole della morte del padre e della sua solitudine. Decide dunque di seppellirlo nel luogo in cui il fratello l’aveva convinta, poco prima, a seminare dei soldi. Giunta sul luogo scopre che i soldi sono spariti. Raggiunge il fratello accusandolo del furto, ma questi la rifiuta e la respinge.

Estike inizia ad errare per le campagne, totalmente alienata e con uno sguardo vitreo. Giunta alla locanda incontra il dottore, e chiede disperatamente il suo aiuto per salvare il suo gatto. Dopo il rifiuto del dottore, Estike, disperata, raggiunge un edificio in rovina e si avvelena e muore.

Il giorno seguente, Irimías giunge al villaggio durante le esequie della giovane Estike. Fingendosi addolorato, Irimías tiene un discorso ai membri del villaggio accusandoli di essere tutti colpevoli della morte di Estike, per poi successivamente parlar loro di un progetto: consegnargli tutti i risparmi e i soldi del villaggio al fine di creare una nuova fattoria collettiva in un villaggio nelle vicinanze.

Tutti gli abitanti, eccetto l’oste e il Dottore, accettano la proposta, e traslocano tutti i loro averi presso un distante edificio abbandonato, individuato da Irimías, dove potersi trasferire definitivamente. Giunti al luogo indicato, si addormentano. Nel mentre Irimías, distaccatosi dai contadini, raggiunge la vicina città e in una locanda incontrano un loro contatto con l’intento di acquistare una grossa quantità di esplosivo, per una ragione non esplicitata.

Il mattino seguente, Irimías tarda all’appuntamento coi contadini presso la sede del nuovo villaggio, e gli abitanti, irritati credono di essere stati ingannati da Irimías, e litigano tra di loro: Mr. Schmidt e Kráner accusano Futaki di averli trascinati in questa trappola, pretendendo la restituzione di loro soldi.

Mentre aggrediscono Futaki, sopraggiunge improvvisamente Irimías, li rimprovera per il litigio e comunica loro che è necessario posticipare la realizzazione del suo progetto per problemi riscontrati con le autorità: l’unica alternativa per tutti è spargersi nelle vicine città per un periodo di tempo indeterminato, limitando i contatti tra di loro. Kráner, indispettito e sfiducioso, chiede ad Irimías la restituzione della sua quota di denaro. Irimías acconsente a ciò, ma redarguisce Kráner esprimendo tutto il suo disappunto perla sua totale mancanza di fiducia, per la sua inaffidabilità e offendendolo. Kráner decide quindi di restare parte del progetto.

Irimiás e Petrina dunque accompagnano in furgone gli abitanti del villaggio nella vicina città, dove Irimías inizia ad assegnare ad ognuno di essi una diversa destinazione e un diverso mestiere, nonché la somma di 1000 denari. Tuttavia Futaki comunica ad Irimías di aver trovato un lavoro e di non essere intenzionato a seguire le sue direttive: si fa dare la sua somma di denaro e sene va per conto suo.

La polizia riceve il devastante rapporto di Irimías riguardo alle scarse capacità dei contadini: usa parole dure, offensive e di scherno nei confronti di ognuno di loro. Le autorità decidono dunque di riscrivere il rapporto in una forma meno volgare e violenta, prima di spedirlo.

Il Dottore ritorna dall’ospedale dopo tredici giorni, ignaro dell’arrivo di Irimías, della morte di Estike e della partenza degli abitanti del villaggio. Siede alla sua scrivania e scrive appunti, presumendo che tutti contadini stiano dormendo. Improvvisamente ode dall’esterno lo stesso suono, cupo e oscuro, di campane che aveva svegliato Futaki all’inizio.

Nel villaggio né tantomeno nei dintorni, sono presenti chiese, se non una chiesa a otto chilometri, ormai distrutta e diroccata. Il Dottore decide di uscire di casa ad indagare. Giunto alle rovine della chiesa, scopre al suo interno un uomo cieco intento a colpire un batacchio e ad urlare all’infinito che i turchi stanno per arrivare. Spaventato, il Dottore torna a casa trafelato, e procede a fissare degli assi di legno alla sua finestra, venendo avvolto dalle tenebre.

I film di Béla Tarr sono una sfida che può rivelarsi sorprendentemente gratificante per chi sappia raccoglierla. Il cinema, sembra suggerire Tarr, può essere una lente per guardare il mondo. In modo libero, coraggioso e non allineato.

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